Ripercorriamo il rapimento di Tommaso
Più passa il tempo e meno sono le certezze.
Vorrei provare a ripercorrere le fasi del rapimento di Tommaso Onofri.
Sono circa le 19.30 di giovedì 2 marzo. Il cielo forse è sereno, comunque non piove. Il sole è tramontato da un'ora e mezzo. La luna è quasi al tramonto, ma non rischiara, perché è ancora una piccola falce, infatti si è appena due giorni dopo il novilunio.
La famiglia Onofri è in casa, si apprestano a cenare. All'improvviso si interrompe la luce elettrica. Il capofamiglia esce in cortile per riarmare l'interruttore generale. Viene aggredito da due malviventi mascherati, uno ha una pistola, l'altro un coltello.
L'uomo viene spinto all'interno dove i due tengono la famiglia sotto la minaccia delle armi. Uno dei due banditi dichiara che si tratta di una rapina. La signora Onofri consegna spontaneamente 150 €.
I due si premurano di immobilizzare tutti gli Onofri, ad eccezione del piccolo Tommaso. Vengono legati con del nastro adesivo. Fatto ciò, gli aggressori non si preoccupano di cercare valori, ma prelevano il piccolo Tommy e fuggono.
Nessuno sente il rumore di un'auto che si allontana.
Dopo una decina di minuti le vittime riescono a liberarsi. Paolo Onofri corre fuori, forse con la speranza di poter acciuffare i fuggitivi. La moglie Paola con il cellulare chiama la Polizia.
Questa è più o meno la ricostruzione dell'accaduto secondo quanto riportato dai vari media.
Nascono alcune domande e considerazioni:
Vorrei provare a ripercorrere le fasi del rapimento di Tommaso Onofri.
Sono circa le 19.30 di giovedì 2 marzo. Il cielo forse è sereno, comunque non piove. Il sole è tramontato da un'ora e mezzo. La luna è quasi al tramonto, ma non rischiara, perché è ancora una piccola falce, infatti si è appena due giorni dopo il novilunio.
La famiglia Onofri è in casa, si apprestano a cenare. All'improvviso si interrompe la luce elettrica. Il capofamiglia esce in cortile per riarmare l'interruttore generale. Viene aggredito da due malviventi mascherati, uno ha una pistola, l'altro un coltello.
L'uomo viene spinto all'interno dove i due tengono la famiglia sotto la minaccia delle armi. Uno dei due banditi dichiara che si tratta di una rapina. La signora Onofri consegna spontaneamente 150 €.
I due si premurano di immobilizzare tutti gli Onofri, ad eccezione del piccolo Tommaso. Vengono legati con del nastro adesivo. Fatto ciò, gli aggressori non si preoccupano di cercare valori, ma prelevano il piccolo Tommy e fuggono.
Nessuno sente il rumore di un'auto che si allontana.
Dopo una decina di minuti le vittime riescono a liberarsi. Paolo Onofri corre fuori, forse con la speranza di poter acciuffare i fuggitivi. La moglie Paola con il cellulare chiama la Polizia.
Questa è più o meno la ricostruzione dell'accaduto secondo quanto riportato dai vari media.
Nascono alcune domande e considerazioni:
- Come hanno fatto ad interrompere la corrente elettrica? Probabilmente con una spina cortocircuitata inserita nella presa esterna, ma come facevano a sapere dov'era e sapere che avrebbe fatto scattare l'interruttore generale della casa? (sopralluogo o conoscenza dell'abitazione?) Quando si fanno queste operazioni solitamente la presa mostra i segni della sfiammata. Ci sono?
- La sparizione del cane indica preparazione dell'azione.
- Se veramente sono scappati a piedi ed hanno raggiunto un'auto sull'autostrada significa che hanno fatto dei sopralluoghi meticolosi e sicuramente qualcuno deve avere provato il tragitto. Nessuno ha visto niente nei giorni precedenti?
- Da quanto raccontato sembra che l'azione sia stata condotta con determinazione ed in maniera efficace, ciò starebbe ad indicare una certa "professionalità" dei banditi.
- Il nastro adesivo merita un approfondimento; per prelevare il piccolo era ovviamente necessario prevedere di immobilizzare gli Onofri. Ciò fa pensare che se lo siano portati appresso e non che l'abbiano trovato sul posto. Però è assurdo immaginare che due professionisti del crimine lo vadano a comprare nella ferramenta più vicina, a Sorbolo, dalla quale pare certo che il nastro adesivo provenga. Oltretutto sul nastro compare un'etichetta di prezzo superata, che potrebbe indicare che il nastro è stato acquistato parecchio tempo prima.
- Che il nastro sia stato tagliato con un cutter (forse il coltello di uno dei due) e non con i denti mi pare ovvio. I due rapitori si sono preoccupati di indossare i guanti (così almeno sembra) per non lasciare impronte, sicuramente non vanno a lasciare il proprio DNA appiccicato sullo scotch!
- I guanti mi lasciano perplesso su due aspetti:
- svolgere del nastro adesivo con i guanti è difficilissimo (provare per credere)
- per quale motivo non hanno voluto lasciare impronte? Si tratta di pregiudicati schedati oppure di persone identificabili perché in qualche modo vicine agli Onofri? - Non avere isolato il telefono di casa ed avere lasciato i cellulari agli Onofri è un errore da dilettanti che fa a pugni con la professionalità dimostrata nel resto dell'azione.
- I rapitori si sono mossi con molta sicurezza, dando l'impressione che conoscessero bene le abitudini della famiglia e che sapessero che in casa non c'era nessun altro. Tutto ciò da l'idea che siano stati appostati nelle vicinanze per parecchio tempo. Nessuno ha notato nulla? Forse veramente erano un uomo ed una donna, anzi un ragazzo ed una ragazza, che per non dare nell'occhio hanno recitato la parte dei morosi infrattati?
- Si potrebbe pensare che i due rapitori siano arrivati in scooter (in effetti uno dei due aveva il volto coperto da un casco da moto), lo abbiano parcheggiato non lontano, che abbiano portato il bambino a piedi fino all'autostrada e che poi siano tornati a riprendere lo scooter per poi allontanarsi definitivamente.
Ormai è tardi e non sono più molto lucido, domani forse avrò qualche altra idea.
Vogliamo Tomaso libero!

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